La formula

 

Un mistico tornò dal deserto.

"Dicci" gli chiesero avidamente, "com'è Dio?".

Ma come poteva esprimere a parole

ciò che aveva sperimentato nel profondo

del suo cuore?

E' possibile esprimere in parole la verità?

Alla fine diede loro una formula - così imprecisa, così inadeguata -

nella speranza che alcuni di loro si sentissero tentati,

a sperimentare essi stessi ciò che egli aveva sperimentato.

Essi s'impadronirono della formula.

Ne fecero un testo sacro.

L'imposero a tutti come un articolo di fede.

Affrontarono grandi sofferenze per diffonderla in paesi stranieri.

E alcuni dettero persino la propria vita per essa.

E il mistico rimase triste.

Sarebbe stato meglio se non avesse mai parlato.

 

Tratto da: Il canto degli uccelli di De Mello 

La Chiesa come mistero mariano

 

Nella Chiesa si realizza pienamente il mistero di Maria. Ciò che è stata Maria, oggi à la Chiesa. Noto a tutti è il saluto alla Vergine, con il quale Francesco ha espresso il suo indicibile amore alla Madre di Gesù. Ricordiamo qualche espressione: "Ti saluto, suo palazzo. Ti saluto, tua tenda. TRi saluto, sua casa. Ti saluto, suo vestimento. Ti saluto, sua ancella. Ti saluto, sua Madre" (FF 259).

Francesco contempla Maria come la prima Chiesa consacrata, l'abitazione, la cella, la casa, il palazzo di Dio: tutti aspetti che sono propri della Chiesa. Con la sua intuizione sul rapporto Maria-Chiesa, francesco si immerge nel più profondo mistero divino.

Francesco non è un teologo, ma un intuitivo che sa entrare nel mistero di Maria meglio degli studiosi. Egli contempla Maria come Madre della Chiesa. Fecondata dallo Spirito Santo la Chiesa continua a generare figli al Padre.

In particolare francesco riferisce a Maria la nascita, la crescita e il futuro della sua fraternità, che vuole inserita perfettamente nella grande Chiesa Madre. Nella Chiesettqa della Porziuncola, per intercessione di Maria, Dio stesso ha generato la famiglia di Francesco (FF 503) e Francesco affida a Maria i suoi frati (FF 1051).

Infine, a Lei affida lo sviluppo della sua famiglia con la nascita di tanti nuovi figli: "Dopo questi avvenimenti, francesco, pastore del piccolo gregge, ispirato dalla grazia divina, condusse i suoi dodici frati a S.Maria della Porziuncola, perchè voleva che l?Ordine dei Minori crescesse e si sviluppasse sotto la protezione della Madre di Dio, laddove, per i meriti di Lei, aveva avuto inizio" (FF 1072).

 

Tratto da : Incominciamo, fratelli.. testo di formazione anno 2000 

 

La Chiesa invita e dona

 

Ognuno di noi fa parte di un progetto di vita che ha il suo riscontro in Dio stesso. Fin dall'eternità siamo stati pensati e voluti da Dio, poichè in Lui tutto è presente, non esistendo in Lui nè passato nè futuro.

Un suo disegno mosterioso ha guidato il nostro modo di nascere, crescere, maturare, agire liberamente, permettendoci di sbagliare.

Nulla è sfuggito al suo amore.

Per amore ci ha creati.

Per amore ci ha donato la famiglia nella quale siamo nati.

Per amore ci ha inserito in un luogo sacro, perchè conoscessimo il Figlio suo Gesù Cristo e ascoltassimo la sua Parola.

Con un atto d'amore, mediante il Battesimo, ci ha inserito in una particolare comunità di fede, infondendo in noi ciò che di più bello e di più grande poteva donarci, la sua Grazia che è la sua stessa vita divina.

Siamo diventati "cristiani", partecipi del nome stesso di cristo e della vita stessa di Lui.

Con la nascita, i genitori ci hanno inserito nel mondo, con il Battesimo, la Chiesa ci ha trasferiti nel mondo soprannaturale di Dio, dove la fede ci fa riconoscere Gesù Figlio di Dio.

Tutto questo fa parte di un preciso disegno di Dio, esplicita sua volontà: ci ha chiamati alla vita per essere partecipi attivi nella Chiesa, cioè vocati e chiamati.

 

Tratto da La Chiesa ci chiama a... testo di formazione anno 2003 

Francesco invitato a riparare la Chiesa

 

Riparare è il verbo che definisce la sua vocazione. Il Crocifisso lo chiama "per riparare la sua Chiesa".

Dalle reazioni immediate non appare chiaro che egli abbia capito subito l'oggetto di quella chiamata. Tuttavia il suo comportamento, per la durata della vita, fu quello del ricercatore di quanto gli aveva chiesto il Crocifisso di S.Damiano: "Signore, che cosa vuoi che io faccia". Quante volte aprì il vangelo per conoscere ciò che Dio attendeva da lui!

Iniziò a riparare cappellette, luoghi della pietà popolare, abbandonate dall'incuria, ma non era questa la richiesta.

Come attento ricercatore della volontà di Dio, Francesco viene ad inserirsi nella schiera delle persone che hanno fatto nuova la nostra storia umana: da Abramo a Mosè, da Maria a S.Giuseppe. TAnto che la liturgia della sua festa applica a lui il tetso del Siracide: "Ecco colui che nella sua vita riparò il tempio e nei suoi giorni fortificò il Santuario"  (5,1).

Visse come suo dovere costante di riparare la Chiesa del suo tempo, perchè fosse degna del mandato affidatolr da Cristo, di essere sale della terra e luce del mondo.

Il Celano afferma che Francesco riparò la Chiesa con il suo esempio di vita (FF 384-385).

 

Tratto da : La Chiesa ci chiama a... testo di formazione 2003

Il Perdono nelle Parabole

 

Cerchiamo di decodificare il senso del perdono secondo una delle parabole più amate di Gesù: quella del figlio prodigo o, per meglio dire, del Padre misericordioso (Lc 15,11-32). In questo quadro fatto di tinte forti, troviamo molte sembianze dell'umanità contemporanea: il figlio più giovane rappresenta ciascun uomo alla ricerca di una propria dimensione fuori dal progetto di Dio. C'è in lui un'inquietitudine dettata forse dall'età, sicuramente dalla smania di voler fare da sè di antica memoria. Il figlio maggiore rappresenta chi si sente a posto nelle sue sicurezze materiali e spirituali, egli tiene l'atteggiamento dei farisei e degli scribi che si lusingano di essere "giusti" perchè non trasgrediscono alcun comandamento della legge. Dobbiamo riconoscere che anche noi, spesso, ci comportiamo come quest'ultimo dimostrando la nostra incapacità di considerarci nella Chiesa come comunità che soffre interamente per il dolore di una perdita e gioisce altrettanto interamente per un bene prezioso riacquistato.

Il Padre, evidente simbolo della misericordia divina, sta al centro di questo quadro: egli attende sempre il ritorno del figlio e si commuove quando ciò accade ma è anche giusto nei confronti del figlio maggiore riconoscendone la dignità: questo è proprio l'Abbà che ci ha rivelato Gesù. Egli porta all'estremo limite il suo Amore, quindi perdona il figlio nel senso che non rtiene conto dell'offesa ricevuta. Il figlio è ritornato: ha scelto il Padre piuttosto che una vita destinata a finire miseramente.

Questo evidentemente si aspetta il Padre da noi. D'altra parte il suo atteggiamneto rompe con ogni logica umana, l'antico nodo dell'occhio per occhio, dente per dente ed apre una prospettiva di vita nuova: chi sperimenta il perdono non può più vivere come prima perchè non vi può non riconoscere un supremo atto di amore e questo "paradosso" attraversa tutto il Vangelo. Diremmo allora che la misericordia è veramente il tratto più sconcertante della rivelazione cristiana: ne3l momento in cui Dio ci giustifica ci coinvolge alla radice nella nostra stessa libertà.

Quindi non c'è interruzione di continuità dall'Amore di Dio al perdono traterno dal momento che sempre (settanta volte sette) siamo chiamati a perdonare; è vero, la ferita rimane ma noi siamo chiamati a perdonare. Come l Padre ci ha insegnato, consapevoli che solo l'esperienza personale di questo valore ne rende efficace la testimonianza e la trasmissione agli altri di una vita riconciliata.

 

Tratto da : La Chiesa ci chiama a.... testo di formazione anno 2003    


Vanità delle vanità

 

Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re a Gerusalemme.

Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità:

tutto è vanità. 

Quale guadagno viene all’uomo 

per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole? 

Una generazione se ne va e un’altra arriva, 

ma la terra resta sempre la stessa. 

Il sole sorge, il sole tramonta e si affretta a tornare là dove rinasce. 

Il vento va verso sud e piega verso nord. 

Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento. 

Tutti i fiumi scorrono verso il mare,

eppure il mare non è mai pieno: 

al luogo dove i fiumi scorrono, continuano a scorrere. 

Tutte le parole si esauriscono 

e nessuno è in grado di esprimersi a fondo.

 Non si sazia l’occhio di guardare né l’orecchio è mai sazio di udire. 

Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà;

 non c’è niente di nuovo sotto il sole. 

C’è forse qualcosa di cui si possa dire: 

«Ecco, questa è una novità»? 

Proprio questa è già avvenuta  nei secoli che ci hanno preceduto. 

Nessun ricordo resta degli antichi, 

ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria

 presso quelli che verranno in seguito.

 

Dalla Bibbia : Qoelet (1-11)


 

Ogni cosa il suo momento

 

C’è un tempo per tutto nella vita, e in una progressione quasi litanica di sette coppie di “momenti e di tempi” l’autore mostra che gli eventi della storia ruotano su un disco uniforme secondo cicli sempre reiterabili:

 

Tempo di nascere, tempo di morire,

tempo di piantare, tempo di sradicare,

tempo di uccidere, tempo di curare,

tempo di demolire, tempo di costruire,

tempo di piangere, tempo di ridere,

tempo di lutto, tempo di baldoria,

tempo di gettare via le pietre,

tempo di raccogliere le pietre,

tempo di abbracciare, tempo di staccarsi,

tempo di cercare, tempo di perdere,

tempo di conservare, tempo di buttare via,

tempo di strappare, tempo di cucire,

tempo di tacere, tempo di parlare,

tempo di amare, tempo di odiare,

tempo di guerra, tempo di pace.

 

 Ne consegue un vigoroso ridimensionamento dell’orgoglio intellettuale e pratico dell’uomo: egli ha il senso dell’eterno in altre parole della durata e della consistenza della realtà, perché Dio ha stabilito così.

Ma non comprende cos’è il tempo, non riesce a capire tutta l’opera di Dio. Egli desidererebbe agire, ma Dio ha già composto le cose in maniera definitiva e incomprensibile.

L’uomo così impara ad averne timore.

Nella vita esiste ingiustizia e corruzione, tuttavia Dio ha stabilito un tempo per il giusto giudizio, anche se tutti gli uomini devono morire. Cosicché “non c’è più nulla da aggiungere e nulla da togliere” .

 

Dall Bibbia : Qoelet cap.3

 

Il volto degli uomini nuovi

 

Gli uomini nuovi hanno il volto di Gesù Cristo, il quale con la sua vita ed il suo messaggio propone all'umanità un obiettivo nuovo ed un orientamento nuovo: il Regno di Dio che nella Sua persona e nella Sua forza liberante è entrato nella storia umana " Se invece è con lo Spirito di Dio che io scaccio i demòni, allora vuoi dire che è giunto per voi il regno di Dio." (Mt 12,28).

E San paolo ci invita a ringraziare con gioia il Padre celeste il quale "ci ha liberati dal potere delle tenebre e cia ha trasferiti nel regno del Suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissine dei peccati" (Col 1,12). Regno "di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace".

Gesù dà una legge nuova, che costituisce il nocciolo della originalità cristiana: Amare come ha amato Lui. L'amore di Gesù è norma e modello del modo di amare dell'uomo nuovo; è il motivo dell'amore fraterno, ciò che lo rende possibile e lo giustifica.

Col Regno di Dio si realizza anche il regno dell'uomo, perchè tutto ciò che è autenticamente umano viene accolto e valorizzato nel progressivo entrare di quello nella storia umana.

Sono gli "uomini nuovi" che, nella "novità" del Cristo, dispongono della forza "nuova": il vangelo, che penetrando in tutti gli strati dell'umanità, col suo influsso è capace di trasformare dal di dentro e rendere nuova l'umanità. Essi avendo posto la loro speranza nella presenza amorosa e provvidente del Padre celeste, sono in grado di indicare il cammino all'umanità e di accompagnarla con fiducia nel terzo millennio perchè sono abitati da una forza che li sollecita a sorpassare ogni sistema e ogni ideologia.(Paolo VI)

 

Tratto da : Con Francesco nel mondo per il mondo  di P.Piacitelli ofm    

San Francesco fratello di tutti

 

Francesco è l'uomo del Padre nostro: sentì profondamente la paternità divina e visse intensamente la fratellanza umana. Per lui veramente "ogni uomo è fratello".

Ad Assisi nessuno si sente un estraneo; tutti si sentono come a casa propria, in compagnia del fratello Francesco.

 

Tutti si "ritrovano" in Francesco da quando lui, sulla piazza di Assisi, dinanzi al Vescovo, si gettò a capo fitto nelle braccia del Padre celeste e in Lui ripose ogni tesoro, collocò tutta la fiducia e la sua speranza. Nel Padre "trovò" il Figlio, "primogenito fra molti fratelli" (Rm 8,29).

Dobbiamo cercare di capire il dramma del giovane Francesco in quel momento per afferrare il significato autentico, e vivere il valore genuino della fraternità alla luce della paternità divina per essere capaci di proporla come modello di "comunità umana".

Francesco ha innanzi a sè la "paternità" con le sue due facce: l'umana e la divina.

Il padre terreno, chiuso nell'orizzonte del temporale e stretto in una visione egoistica che soffoca la sua sete di infinito, gli mostra e vuole incamminarlo nella via del benessere materiale. Il Padre celeste ch egli apre innanzi orizzonti sconfinati, capaci di appagare la sua sete d'amore.

Francesco non vorrebbe operare una scelta che comporti il misconoscimento dell'uno e dell'altro, ma la cecità del padre terreno ve lo costringe e, nudo, innanzi a tutti esclama: "Finora ho chiamato te (Pietro Bernardone) mio padre sulla erra: d'ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perchè in Lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocati tutta la mia fiducia e la mia speranza" (FF 1043).

Francesco, infiammato e purificato dal fuoco dello Spirito Santo si mette sulle orme del Figlio (FF 233) e riceve in dono anche i fratelli (FF 116).

Conformandosi sempre più al Figlio, Francesco scopre ed è conquistato dalla verità che in Lui non c'è distinzione di sorta, ma tutti siamo "uno in Cristo" (Rm 10,12). 

Dalla sorgente inesauribile dell'amore di Dio, Francesco attinse la capacità di amare tutti gli uomini come fratelli perchè creati ad immagine di Gesù Cristo, del quale volle contemplare l'umanità per sentirlo più vicino all'uomo.

Amore che si allarga e abbraccia in una fratellanza universale tutte le creature, animate ed inanimate, che di Lui "portano significatione".

 

Tratto da : Con Francesco nel mondo per il mondo  di P.Piacitelli ofm 

San Francesco : Il convertito-penitente 

 

San Francesco, l'innamorato e cantore del creato, nel Testamento (FF 110) descrive l'inizio della sua conversione e il cammino dalla "vita di peccati" alla "nuova vita in Cristo", di convertito-penitente, che è segnata dalla croce, il simbolo per eccellenza del sacrificio e della rinuncia suprema.

La vera conversione è atto di amore: nasce sa Dio e conduce a Dio. Tutta la vita di francesco è un canto di amore a Dio e una ricerca appassionata della Sua volontà per realizzare la piena conversione al Vangelo con la perfetta sequela di Cristo.

La sua "Parafrasi del Padre nostro" (FF 270) ne è la riprova.

Il convertito evangelico diventa luce che illumina, sale che condisce e preserva, testimone di vero seguace di Cristo.

frqncesco si era radicalmente "convertito" dal suo primo modo di vivere che a chi lo vedeva "sembrava un uomo dell'altro mondo".

Cominciò a predicare la penitenza edificando tutti con la parola e con la vita; e moltissimi, infiammati dalla sua predicazione e dal suo modo di v vivere si "vincolavano" alle nuove leggi della penitenza, secondo la forma da lui indicata.

  Stabilì che la loro forma di vita si denominasse Ordine dei fratelli dela Penitenza, e vi ammetteva tutti, chierici e laici, nubili e coniugati, perchè la vita della penitenza è comune per tutti quelli che voglioni tendere al cielo (FF 1072-1073).

Così Francesco, convertitosi totalmente a Cristo, concorse efficacemente a dare un volto nuovo alla società del suo tempo.

 

Tratto da: Con Francesco nel mondo per il mondo di P.Piacitelli ofm   

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