La preghiera dei sentimenti

 

Ci sono persone che hanno paura die sprimere a Dio quello che vivono. 

Sono così abituate a fingere con gli uomini che quando si presentano al Signore cercano di fingere anche con lui. Non vanno da lui con tutto il loro essere, "recitano" le preghiere, ma non aprono le loro piaghe al Signore. E così rimangono nelle sofferenze più grandi, da soli, nel buoi.

Un uomo mi ha detto che aveva tanta paura, e che non ne aveva mai fatto oggetto nella preghiera.

Siccome la paura non diminuiva, arrivò il momento in cui sentiva di ribellarsi al Signore. Un giorno, finalmente, pensò di "sfogarsi" con il Signore, di dire a lui tutto il suo timore: "Signore, ho paura, ho tanta paura", incominciò a dire nella preghiera e si accorse che più ne parlava al Signore, meno questa paura influenzava la sua vita.

Quando aprì il cuore totalmente a Dio, sentì la sua vicinanza. Fece entrare il Signore nella sua sofferenza e sentì che lui iniziava ad intervenire.

Qulacuno può pensare:"Ma il Signore non sà quali sono i nostri problemi? Come mai devo raccontargli le mie sofferenze?". Il presentare al Signore le mie sofferenze, espimere le mie paure non serve a lui, serve a me.

Quando affido a Dio una ferita e mi "sfogo"con lui, mi metto a piangere ed anche a gridare, questo permette al Signore di entrare in quella mia sofferenza e di lenirla, ma solo se c'è da parte mia totale fiducia ed abbandono.

Diverso è quando nella preghiera mi ribello a Dio, lo accuso; allora non solo non troverò pace, ma alla fine mi sentirò ancora più lontano.

Dio è Padre e ci ama. Possiamo aprire il nostro cuore a lui nella certezza che ci capirà e ci consolerà. 

Se porti la tua vita al Signore, la trasformerà con il suo amore, perchè farà entrare la sua pace nelle tue ferite più profonde e le rimarginerà.

 

Tratto da : "Gesù guarisce il tuo cuore" di Salvatore Tumino

Lettera di S.Francesco a tutti i fedeli (FF 187-188)

 

Amiamo dunque Dio e adoriamolo con purità di cuore e di mente poichè egli sopra ogni altra cosa esigendo questo, dice : I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Tutti coloro che lo adorano, bisogna che lo adorino in spirito e verità. E lodiamolo e preghiamolo giorno e notte dicendo : padre nostro, che sei nei cieli, poichè bisogna pregare sempre senza stancarsi.

 

Pregare incessantemente significa essere costantemente presenti a se stessi e attenti alla presenza del Signore.

E' mantenere la propria interiorità nella vigilanza, nell'invocazione di aiuto, nella fiducia, nella pace prodotta dalla consapevolezza della presenza di Dio. La vigilanza e l'attenzione sono due atteggiamenti fondamentali per non lasciarsi portare da ciò che capita e seguire invece le mete della vita.  Occorre vigilare sugli stimoli che provengono dall'interno (impulsi, fantasie, bisogni) e su quelli che provengono dall'esterno (persone, cose, situazioni) oer custodire le porte del cuore. E' in questo spazio segreto che ciascuno di noi vive una lotta, è in questo luogo nascosto e pulsante che si trova ciò da cui dipende la verità della vita.

 

Tratto da : Momenti Francescani - Lunedì 9 Maggio 

Lettera di S.Francesco a tutti i fedeli (FF 195-196)

 

Dobbiamo avere in odio il nostro corpo con i suoi vizi e con i suoi peccati, poichè il Signore dice nel Vangelo: Tutti i vizi e tutti i peccati escono dal cuore.

 Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano. Dobbiamo osservare i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. Dobbiamo anche rinnegare noi stessi e porre i nostri corpi sotto il giogo della santa obbedienza così come ciascuno a promesso al Signore.

 

Che cos'è l'obbedienza? L'obbedienza per S.Francesco è la consegna della propria anima nelle mani di Dio tramite l'incontro con i fratelli che ci vengono incontro. Non è smettere di essere autonomo, ma scegliere responsabilmente di rispondere agli appeli di Dio. La storia che mi viene incontro, i fratelli che mi sono accanto chiedono di riconoscere la Parola di Dio che mi viene regalata, Parola che mi interpella ed alla quale devo rispondere. Il riconoscere questa Parola non è auromatico, chiede responsabilità, chiede somma vigilanza, chiede passione, chiede di prendere posizione. Talvolt la vita è complicata, le situaioni sono avverse e non c'è una soluzione automatica, tocca a me scegliere come rispondere, tocca a me rischiare e dire si o no. Dalla visione di Francesco emerge un uomo responsabile nell'obbedienza, un uomo che deve attraversare la fatica ed il travaglio dell'ascolto. L'obbedienza diventa così spazio relazionale e di libertà. 

 

Tratto da : Momenti Francescani - Venerdì 13 Maggio 

Trattato della vera devozione a Maria

 

Maria è la Vergine fedele, che, con la sua fedeltà a Dio, ripara le perdite causate dall'infedele Eva e ottiene la fedeltà a Dio e la perseveranza a coloro che si legano a lei. Per questo un santo la paragona ad un'àncora ferma, che trattiene ed impedisce di naufragare nel mare agitato di questo mondo, in cui tante anime periscono, perchè non si attaccano ad una forte àancora. "Leghiamo le nostre anime alla tua speranza, come ad una stabile àancora," dice S.Giovanni Damasceno.

I Santi che si sono salvati le si attaccarono e attaccarono gli altri ad essa, al fine di perseverare nella virtù. Beati dunque, mille volte beati i cristiani che adesso si attaccano fedelmente e intgeramente a lei come ad un'àancora ferme. Le tempeste di questo mondo non li sommergeranno, nè disperderanno i loro tesori celesti.

Beati coloro che entrano in essa come nell'arca di Noè! Le acque limacciose del peccato, che annegano tanti, non nuoceranno loro, perchè "chi compie le mie opere non peccherà", dice la Sapienza. Beati gli infedeli figli della sventurata Eva che s'attaccano alla Madre e vergine fedele, che rimane sempre fedele e non si smentisce mai e che ama sempre coloro che l'amano:"Io amo coloro che mi amano". E li ama non solamente di un amore affettivo, ma d'un amore effettivo ed efficace, impedendo loro, con una grande abbondanza di grazia, di allontanarsi dalla virtù e di cadere lungo la via perdendo la grazia di suo Figlio.

 

Tratto da : Trattato della vera devozione alla santa Vergine   di S.Luigi M.Grignion da Montfort 

Conoscere Cristo

 

Dialogo tra un uomo convertito di recente a Cristo ed un amico non credente:

 

"Così ti sei convertito a Cristo?"

"Sì!"

"Allora devi sapere un sacco di cose su di lui. Dimmi in che paese è nato?"

"Non lo so".

"Quanti anni aveva quand'è morto?".

"Non lo so".

"Quante prediche ha pronunciato?".

"Non lo so".

"Sai decisamente ben poco per essere un uomo che afferma di essersi convertito a Cristo!".

"Hai ragione! Mi vergogno di quanto poco so di lui. Ma quello che so è questo:

tre anni fa ero un ubriacone. Ero pieno di debiti. La mia famiglia cadeva a pezzi. Mia moglie e i miei figli paventavano il mio ritorno a casa ogni sera.

Ora ho smesso di bere; non abbiamo più debiti; la nostra è ora una casa felice; i miei figli attendono con ansia il mio ritorno a casa la sera.

Tutto questo ha fatto Cristo per me. E questo è quello che so di Cristo!".

 

Conoscere davvero. Cioè essere trasformati da ciò che si sa.

 

Tratto da : "Il canto degli uccelli" di De Mello

La parabola del cavallo di Samarra

 

A Bàssora, città dell'Iraq, nei tempi antichissimi c'era un re molto ricco.

Un giorno gli si presenta il suo scudiero, che gli dice:

"Sire, dammi il cavallo più veloce che hai, perchè me ne voglio andare di qui". "Calmati, che è successo?".

"E' successo che oggi sono andato in piazza, al mercato, e ho incontrato la Morte, la quale mi ha puntato addosso uno sguardo maligno. Me ne voglio andare di qui. Dammi il cavallo più veloce che hai, perchè voglio andare via".

"E dove vuoi andare?".

"Me ne vado a Samarra (Samarcanda)".

"Samarra? Possibile? Samarra è agli antipodi del regno!".

"Si, ma me ne voglio andare là".

Allora il re chiama il palafreniere, i suoi servi e dice loro:" Preparate il cavallo più veloce per il mio scudiero".

Portano un cavallo bianco. Lo scudiero gli salta in groppa e via, via, verso Samarra. Dopo un pò anche il re vuole fare una passeggiata. Va in piazza e trova la Morte. "Oh ciao, salve, Morte! Sai oggi è venuto il mio scudiero; era molto impressionato, tremava; mi ha detto che tu l'hai guardato con due occhi maligni".

"Io l'ho guardato con due occhi maligni?", risponde la Morte. "L'ho guardato piuttosto con due occhi stupiti, meravigliati. Sai perchè? Perchè ho scritto qui, nella mia agenda, che mi devo incontrare con quel tuo scudiero, ma non qui, a Bàssora, bensì in una città lontana, a Samarra".

"Dio mio! Ed io gli ho dato il cavaòllo più veloce perchè lui se ne vada a Samarra....".

 

Tratto da : "Il fuoco della pace" di Don Tonino Bello

La Liturgia delle Ore

 

La Liturgia delle Ore, come tutta la Liturgia,è anche una Preghiera memoriale; noi sappiamo che nell'Eucaristia facciamo il memoriale per eccellenza, facendo presente il mistero pasquale di Cristo, ma un suo aspetto è stata appunto la Preghiera di Cristo. E' stata, la sua, una oreghiera salvifica: prima di realizzare una qualsiasi opera, prima di scegleiere i discepole, pregava. Cristo ha offerto la sua vita in croce, per la salvezza dell'uomo, pregando. E' questo aspetto del mistero pasquale di Cristo che noi attualizziamo nella preghiera di lode delle Ore, che è preghiera memoriale anche perchè in essa si fa riferimento ai momenti della vita di Cristo, della storia della salvezza, della vita della Chiesa. Così i Padri, per dare un senso teologico alla preghiera del mattino e della sera

- pregavano al mattino per celebrare la resurrezione del Signore (cfr Cipriano);

- pregavano all'ora terza per velebrare la crocifissione e perchè a quest'ora discese lo Spirito Santo sulla Chiesa nascente;

- pregavano all'ora nona per velebrare la morte di Cristo;

ossia per ogni ora dell'Ufficio facevano riferimento ad un momento del mistero pasquale o ad un momento della vita della Chiesa.

Si tratta di fare memoria di Cristo in preghiera, del suo mistero pasquale, dei suoi eventi e di tutta la storia della salvezza, sopratutto lungo l'Anno Liturgico che, come sappiamo, è un memoriale e non un semplice ricordo.

 

 

Tratto da :Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007 

Il simbolo, linguaggio della celebrazione

 

La celebrazione è fatta di simboli. Tutto il linguaggio della celebrazione dovrebbe essere simbolico. Luogo, persone, clima, parole, oggetti, canto, silenzio, tutto può divenire strumento per comunicare l'inesprimibile.

La celebrazione realizza l'incontro di Dio con l'uomo. Tale incontro esige necessariamente la mediazione di elementi sensibili che lo possono favorire o impedire.Dioende da noi predisporre tali elementi in modo che diventino simbolici.
Vengono posti molteplici segni per evocare ed esprimere una determinata esperienza, ma spesso sono segni che hanno bisogno di essere spiegati, ed un segno che ha bisogno di essere spiegato, non è più un segno.

Ciò che ha bisogno della spiegazione non è il segno, ma il mistero contenuto nel segno.

E' necessaria un'educazione a valorizzare il simbolo; scoprire nei segni la potenza evocativa che essi hanno, in modo da farli "parlare" in noi. Contemplare le cose e lasciarci prendere dagli infiniti significati che esse suscitano in noi e dai molteplici legami che esse hanno con la nostra vita interiore. Vivremo un'esperienza che ci fa esplorare le profondità del nostro intimo.

Il simbolo è l'unico linguaggio per comunicare adeguatamente sentimenti e realtà inesprimibili mediante concetti. Può essere paragonato ad un cristallo che restituisce differentemente la luce secondo la sfaccettatura che la riceve.

La Bibbia ci parla attraverso l'immagine simbolica. Il simbolo è il mezzo migliore per comunicare il messaggio di salvezza, poichè Dio incontra ciascuno di noi in modo unico, irripetibile, originale.

 

Tratto da :Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007 

 

 

Elementi della celebrazione

 

Simboli ed elementi della celebrazione sono: 

  • La realtà celebrata : E' la salvezza che il Padre ci propone attraverso Cristo, nello Spirito Sante. Ogni celebrazione ci offre sempre l'incontro con tutto il mistero pasquale di Cristo.
  • Persone : Compongono l'assemblea che è il soggetto della celebrazione. Un'assemblea è diversificata nei vari ruoli: presidente, lettori, animatori, cantori, musici.. Meta da raggiungere è la piena, consapevole, attiva partecipazione di tutti.
  •  Parola: La parola serve per comunicare determinati messaggi. Avrà una colorazione particolare in modo che il pronunciare "quelle" parole faciliti la comprensione di "quel" messaggio. Se poi la parola proclamata è la éarola di Dio, essa esige modalità di annuncio adeguata all'importanza del testo. Vi è poi la parola che accompagna il gesto simbolico. Ovviamente non dovrà mai "spiegare" il gesto.
  • Silenzio: Esige il suo posto nella celebrazione. Cìè il silenzio imbarazzato e vuoto che nasce dall'improvvisazione, c'é il ssilenzio profondo e ricco prodotto da alcuni momenti celebrativi. E' un silenzio pieno che diventa parola dell'ineffabile.
  • Musica : La musica è uno degli elementi simbolici che entrano a far parte deòòa celebrazione. Canto e musica sostengono e rafforzano l'annuncio della Prola, danno alle varie forme della preghiera un'espressione più piena. Il canto è l'espressione della partecipazione della comunità all'azione liturgica.
  • Spazio: Come gli altri elementi può favorire o impedire la partecipazione dell'assemblea celebrante.
  • Tempo: La celebrazione si svolge nel tempo. Essa dura un determinato tempo. C'è un tempo reale, matematico ed un tempo psicologico che aumenta o accorcia il tempo cronologico, secondo come lo si vive. Anche il tempo può diventare simbolico.
  • Colore: Ogni cosa appare rivestita di un determinato colore. la psicologia ci dice che ogni colore agisce sulla nostra affettività. I singoli colori poi dinevtano simbolo di gioia, ricchezza, luce, energia, vita, amore... Essi contribuiscono a comunicare il messaggio in modo più intuitivo ed efficace.
  • Luce: La luce influenza la percezione dello spazio, delle persone, del colore. Valorizza gli oggetti. Nella liturgia si utilizzano varie luci: cero pasquale, lumini, candele, lampade, fuoco, vetrate. Ci sono anche particolari momenti in cui si celebra la liturgua della luce. 
  • Oggetti: L'oggetto possiede una forma ed è strumento di comunicazione. La liturgia si esprime attraverso gli oggetti. Essi prolungano l'azione gestuale. Portare all'altare un cero ed accenderlo in un preciso momento esprime in modo evidente il dono di Cristo, Luce del mondo.

 

Tratto da :Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007

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