La fiera delle religioni
Il mio amico ed io andammo alla fiera.
La fiera internazionale delle religioni.
Non una fiera commerciale. Una fiera della religione.
Ma la concorrenza era altrettanto strenua,
la propaganda altrettanto chiassosa.
Al banco ebreo ci dettero dei volantini
che dicevano che Dio era compassionevole e
gli ebrei erano il suo popolo eletto. Gli ebrei.
Nessun altro popolo era tanto eletto quanto
il popolo ebreo.
Al banco mussulmano apprendemmo cge Dio era
misericordioso e Maometto il suo unico profeta.
La salvezza viene dall'ascoltare
l'unico profeta di Dio.
Al banco cristiano scoprimmo che Dio
è amore e non cìè salvezza al di fuori
della Chiesa. Entra nella chiesa o rischierai
la dannazione eterna.
Mentre ci allontanavamo chiesi al mio amico:
"Cosa pensi di Dio?". Egli rispose:
"E bigotto, fanatico e crudele".
Tornato a casa dissi a Dio:
"Perchè allestisci questo genere di cose, Signore? Non vedi
che da secoli ti procurano una brutta fama?".
Dio rispose:"Non l'ho organizzata io la fiera.
Io mi vergognerei perfino di visitarla".
Tratto da : Il canto degli uccelli di De Mello
Gesù a rapporto
Le campane del tempio
Il tempio sorgeva su di un'isola a due miglia dalla costa. Aveva mille campane. campane grandi, campane piccole, campane modellate dai migliori artigiani del mondo. Quando soffiava il vento o infuriava la tempesta, tutte le campane del tempio suonavano a distesa, all'unisono, producendo una sinfonia che mandava in estasi il cuore di chi ascoltava.
Con il passare dei secoli l'isola sprofondò nel mare e con essa, il tempio e le campane.
Un'antica leggenda narrava che le campane continuavano però a suonare, senza sosta, e che chiunque ascoltasse attentamente, poteva udirle.
Ispirato da questa leggenda, un giovane percorse migliaia di miglia, deciso ad udire quelle campane. Per giorni sedette sulla spiaggia, di fronte al posto dove una volta sorgeva il tempio, e ascoltò, ascoltò con tutto il cuore. Ma tutto ciò che riusciva a sentire era il rumore delle onde che si frangevano sulla spiaggia. Fece ogni sforzo per scacciare il rumore delle onde in modo da poter sentire le campane. Ma tutto invano; il suono del mare sembrava invadere l'universo.
Perseverò per molte settimane. Quando si perdeva d'animo si recava ad ascoltare i sapienti del villaggio che parlavano con devozione della leggenda delle campane del tempio e di quelli che le avevano udite, e dimostravano che la leggenda era vera. Ed il suo cuore si infiammava nell'ascolater le loro parole.. solo per scoraggiarsi di nuovo quando settimane di ulteriori tentativi non davano alcun risultato.
Alla fine decise di rinunciarci. Forse non era destinato ad essere uno di quei fortunati che sentivano le campane. Forse la leggenda non era vera. Sarebbe tornato a casa riconoscendo il proprio fallimento. Era il suo ultimo giorno e si recò nel suo posto preferito sulla siaggia per dire addio al mare e al cielo e al vento e agli alberi di cocco.
Si sdraiò sulla sabbia, con lo sguardo rivolto verso il cielo, acoltando il fragore del mare. E non oppose resistenza a quel rumore quel giorno. Invece, si abbandonò ad esso e trovò che era un rumore piacevole, rasserenante..
Ben presto si perse talmente in quel rumore da non essere quasi più cosciente di sè, tanto profondo era il silenzio che quel suono produceva nel suo cuore.
E nella profondità di quel silenzio lo sentì! Il tintinnio di una campanella seguito da un'altra, e un'altra, e un'altra ancora.. ed ecco che ognuna delle mille campane del tempio suonava a distesa in un glorioso unìsono, e il suo cuore fu rapito dalla meraviglia e dalla felicità.
Morale: Se vuoi sentire le campane del tempio, ascolta il rumore del mare.
Se vuoi vedere Dio, osserva attentamente il creato. Non rifiutarlo, non riflettere su di esso. Limitati a "guardare".
Tratto da: Il canto degli uccelli di De Mello
EUCARISTIA PANE SPEZZATO PER LA VITA DEL MONDO
«Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51).
Con queste parole il Signore rivela il vero significato del dono della propria vita per tutti gli uomini.
Esse ci mostrano anche l'intima compassione che Egli ha per ogni persona. Ogni Celebrazione eucaristica attualizza sacramentalmente il dono che Gesù ha fatto della propria vita sulla Croce per
noi e per il mondo intero.
Al tempo stesso, nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella.
Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo, che « consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco.
Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo». L'Eucaristia spinge ogni credente a farsi «pane
spezzato» per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno.
Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo.
Benedetto XVI Sacramentum caritatis
La carità fatta al povero è un prestito fatto a Dio
E' òa nostra stessa esperienza che ce lo dice. Quante volte abbiamo sperimentato che la carità che abbiamo fatto ci è ritornata moltiplicata per cento! Dio stesso ci dice che Lui diventa nostro debitore tutte le volte che facciamo qualcosa a un povero nel suo nome. Egli ci ricambierà con un amore più grande di quello di una madre: ecco la ricompensa di un cuore generoso.
E' la consolazione che viene dal sentirsi figli di Dio. Se crediamo alla generosità di Dio nei nostri confronti non possiamo porre dei limiti alla nostra generosità: si tratta di restituire l'amore ricevuto da Dio! In una società dove conta molto il tornaconto e l'amicizia interessata, fatta di piaceri e di favori per ottenere poi al momento giusto la spintarella o il favore di cui abbiamo bisogno, dobbiamo essere testimoni dela gratuità che nasce dalla fede. Gli altri ricevono non in proporzione a quello che poi possono restituirci ma ricevono semplicemente perchè hanno bisogno e perchè per noi è una gioia dare. In questo momento Dio stesso si fa garante della sua ricompensa, nei modi e nei tempi che lui conosce. Gesù fa una grande promessa di beatitudine per chiunque si farà carico della sofferenza di beatitudine per chiunque si farà carico della sofferenza dei poveri: "Ogni volta che avrete fatto tutte queste cose al più piccolo di questi miei fratelli, l'avrete fatto a me..." (Mt 25,40)
Tratto da : Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007
La carità fatta al povero è un prestito fatto a Dio - 2a parte
A livello di esistenza personale la scuola di Maria puù aiutare a vincere la tentazione dell'angoscia per giocare la propria vita con slancio e fiducia davanti al'Eterno: si tratta di riscoprire la vita stessa come vocazione, cui corrispondere nella fede in Dio e nella fedeltà che la Sua fedeltà rende possibile. Eì soltanto in questa prospettiva che il discernimento vocazionale, così necessario ai singoli e alle urgenze della fraternità, trova il suo ambiente adeguato. E' aprendosi nella preghiera, con la Madonna, alla grazia della "consolazione della vita", che è possibile perseverare ed essere fedele alla parola data nel consacrarsi a Dio.
Riguardo all comunione familiare, la luce della carità di Maria propone di ritrovare e sempre più evangelizzare la carità coniugale e in famiglia, quale soffio ispiratore capace di motivare sia la risposta alla vocazione matrimoniale sia la fedeltà, ogni giorno nuova, all'alleanza sancita nel sacramento nuziale. Senza un amore di gratuità, nutrito alle sorgenti della grazia, è impossibile poter vivere in continuità il dono reciproco della vita di coppia e spendersi con sacrificio personale perchè la vita della famiglia venga vissuta come luogo di lebertà, di crescita, di verità. La sfida della crisi dei rapporti coniugali e parentali può essere affrontata e superata solo mediante il ripetuto reciproco perdono e la sollecitudine della carità ispirata dal Vangelo.
Analogamente, la comunione nella vita di fraternità richiede il sussulto della carità della Madonna: dobbiamo accogleirci e perdonarci tutti sull'esempio del Signore.
Occorre esercitare il dialogo fra noi e con tutti. C'è bisogno di francescani preparati con slancio propositivo e operativo nella vita di fraternità, nell'Ordine, negli organismi collegiali parrocchiali.
Nell'ottica dell'Ordine Francescano Secolare non possiamo non sentirci parte viva, all'urgenza di affrontare e risolvere insieme a livello veramente fraterno le grandi sfide della vita di oggi.
Tratto da : Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007
La preghiera interiorizza Cristo
Si sa che la preghiera è un contatto tra persone vive, Dio e l'uomo che si parlano, si esprimono, domandano e rispondono, dialogano e discutono, si interpellano e reagiscono, si sfidano e si lottano. La personaumana si rivolge al Dio vivo, lo cerca nella convinzione di potersi incontrare con Qualcuno che si apre a lui con una risposta d'amore. La preghiera cristiana, quindi si caratterizza come relazione con Dio.
Poi, la preghiera si caratterizza per la comunicazione. Dall'esperienza di sè e degli altri l'uomo avverte la necessità di aprirsi realmente a Dio, di cercarlo e di ricorrere a Lui. L'evidenza della propria fragilità e impotenza, porta l'uomo a chiedere, implorare e supplicare, cioè a un dialogo di comunicazione e di fiducia intensa, a una preghiera dialogata mediante la quale manifesta il prorpio profondo.
Ma l'aspetto più ricco della preghiera è la comunione.
Una comunione in cui Dio stesso prende l'iniziativa. L'Incarnazione, il farsi uomo, abbassa Dio al livello umano, ma eleva l'uomo a figlio di Dio, membro della famiglia divina. Mediante la preghiera, il Cristiano si interiorizza in Cristo, come Cristo, Verbo di Dio, si interiorizza nell'uomo. Questo è il prodigio che avviene pregando; questo prodigio accadeva quando francesco entrava in preghiera.
Tratto da : Incominciamo fratelli testo di formazione anno 2000
La persona di Cristo nella Regola OFS
Due articoli della Regola determinano chiaramente la centralità della persona di Cristo, considerato ispiratore delle scelte, ed esempio nell'agire:
- art 4 - La regola e la vita dei francescani secolari è questa: osservare il Vangelo di N.S.G.C. secondo l'esempio di S.Francesco d'Assisi, il quale del Cristo fece l'ispiratore e il centro della sua vita con Dio e con gli uomini.(..) I francescani secolari si impegnino, inoltre, ad una assidua lettura del Vamgelo, passando dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo.
- art 5 - I francescani secolari ricerchino la persona vivente e operante di Cristo nei fratelli, nella Sacra Scrittura, nella Chiesa e nelle azioni liturgiche.(..)
Come dono del Padre, cristo è la via sicura, la verità senza errori e la vita senza limiti. Una conoscenza di Lui si può raggiungere mediante la Rivelazione e l'azione liturgica che , nell'Eucaristia in particolare, celebrandone la memoria, fa rivivere il suo continuo donarsi.
Come Cristo è il punto di riferimento della storia del mondo (indiata con prima e dopo Cristo), così Egli diventa centro e punto su cui far convergere tutte le motivazioni del proprio esere e del proprio operare.
Percorrendo rapidamente gli scritti di S.Francesco, si nota una riccehzza di titoli, mediante i quali egli descrive il suo rapporto con Cristo.
Analizzando questa abbondanza di termini, si può comprendere l'esperienza e il pensiero del Santo riguardo a Gesù, cioè il suo cristocentrismo, che deve essere oggetto di comprensione e di imitazione da parte di quanti intendono far parte della sua famiglia.
Tratto da : Incominciamo fratelli testo di formazione anno 2000
Cristo vero Dio
Francesco è affascinato e si lascia attrarre dalla vicenda umana del verbo divino, Figlio del Padre, vero Dio, conquistando una conoscenza sempre più intima del mistero di Cristo.
Osserviamo in particolare come dei termini: Verbo, Figlio, Figlio del Padre, il Santo rivela una spiccata e viva fede nella persona divina del Figlio di Dio, considerata sia nella sua umanità per la salvezza dell'uomo sia nella sua identità e uguaglianza con il Padre e con lo Spirito.
Francesco usa, inoltre, per 8 volte il termine Creatore e molte volte i termini Salvatore e Redentore.
Creatore: per lui la reazione è una verità vissuta, lodata e cantata, non tanto una verità da capire. Basta ricordare il Cantico di frate sole.
Signore è il titolo più usato: circa 426 volte; spesso Francesco lo unisce in un'unica formula: Nostro Signore Gesù Cristo. La Signoria divina e universale di Cristo era molto viva nella coscienza del Santo. La visione di Cristo Redentore e Salvatore, di Cristo Figlio diletto del Padre e primogenito dell'umanità viene espressa con profondità nella quinta Ammonizione.
"Con uno sguardo di fede - scrive P.Iammarrone - che radica il mistero dell'Incarnazione del Figlio nella iniziativa creatrice del Padre' Trinità, il Santo vede il Cristo come il Primogenito della famiglia umana uscita dalle mani onnipotenti e munifiche del Creatore, la vera immagine del Padre attraverso la quale, in vista della quale e a somiglianza della quale il Padre ha creato l'uomo secondo tutto il suo essere".
Tratto da Incominciamo fratelli testo di formazione 2000