Perseveranza, pazienza e fiducia in Dio

 

E' inevitabile che nella vita si faccia esperienza della prova, che si venga chiamati a sostenere situazioni difficili e faticose, che ci si imbatta in vicende dolorose, e questo anche nella fraternità.

Nessuno ne è risparmiato: né il Figlio di Dio, Gesù, né maria, né il credente. 

E' in questi casi che la perseveranza rivela il suo volto, molto simile alla pazienza. Accetta quando ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose, perchè con il fuoco si prova l'oro, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Non siamo noi a decidere che cosa ci capiterà giorno per giorno, e non possiamo escludere che arrivino momenti di dolore: disperazione o irritazione, depressione o smarrimento non sono le uniche maniere per reagire di fronte alle prove della vita. Ciascuno di noi è chiamato ad essere fortificato, sostenuto dal percepire l'amore di Dio. L afiducia in Dio, l'abbandono a Lui, nella convinzione che il suo amore per noi è forte, sincero e fedele è condizione necessaria per sostenere la prova con perseveranza. Affidati al Signore ed egli ti aiuterà; segui la via diritta e spera in lui. Fidarsi di Dio significa: mantenersi sulla retta via, evitando di cercare soluzioni ingiuste (la porta larga). Significa non pretendere di vedere cambiamenti nell'arco di poco tempo, ma prepararsi ad affrontare i tempi stabiliti da Dio, senza perdere la pazienza. Infine significa invocare continuamente e senza stancarsi il Signore, bussando alla sua porta con confidenza ed umiltà. Il Signore infatti non delude quanti credono il lui, non abbandona e suoi. Se prevale lo scoraggiamento e la paura, allora si rischia di lasciarsi andare alla sfiducia. Gettiamoci nella braccia di Dio, perchè grande è la sua misericordia.

 

Tratto da : Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007

 

 

Coerenza e fedeltà

 

Non ventilare il grano a qualsiasi vento e non camminare su qualsiasi sentiero. Sii costante nel tuo sentimento, e unica sia la tua parola.

Avere il coraggio delle proprie idee e dimostrarsi disposti a pagare per queste, quando sono coerenti con il Vangelo. Quante volte invece rischiamo di essere opportunisti cambiando continuamente parere a seconda di come tira il vento! Se non abbiamo dei punti di riferimento forti, tutto diventa relativo e modificabile a piacere. Ma il Vangelo non lo si può cambiare a piacimento: Il vostro parlare sia sì, sì, no, no! Il di più viene dal maligno.  

Guardiamo Maria e Giovanni ai piedi della croce che non scappano, non indietreggiano anche se sanno bene i rischi che corrono a rimanere vicini ad un condannato a morte. Sono per noi un invito a non accondiscendere facilmente al male, a non accettare ingiusti compromessi, a non essere superficiali nelle valutazioni. La mitezza e la dolcezza non sono opposte alla coerenza ed alla fermezza.

Figlio, sin dalla giovinezza medita la disciplina, conseguirai la sapienza fino alla canizie. Accostati ad essa come chi ara e chi semina e attendi i suoi ottimi frutti.  

 

 

Tratto da : Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007


Salmo 133

 

Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!

E' come olio profumato sul capo, che scende sulla barba,

sulla barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste.

E' come rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion.

Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre.

 

Le prole iniziali del salmo sono cariche di sentimento: non si tratta di una semplice affermazione. La convinzione qui espressa ha la forma della confidenza, accompagnata da un'intensa partecipazione emotiva. traspare il ricordo di un'esperienza personale forte e bella che si porta nella prorpia mente e nel proprio cuore in modo indelebile. E' bello e prezioso incontrarsi, è dolce e amabile rivedersi dopo tanto tempo. Scoprirsi uniti profondamente non solo da legami di parentela ma di autentico affetto è la gioia più grande per ogni persona. E' facile pensare qui ai legami familiari segnati dall'amore disinteressato e fedele, all'amicizia vera e sincera, alla vita in fraternità quando è segnata da forti esperienze di solidarietà e servizio. Dalla convinzione della fede nel Signore misericordioso e fedele nascono vincoli di fraternità che vanno al di là del sangue; è l'esperienza di fraternità dei credenti di Usraele che prelude alla fratenità dei credenti in Gesù Cristo. Cristo risorto parla alle donne che visitano il sepolcro ormai vuoto e le manda ai discepoli chiamandoli fratelli. I discepoli ormai fratelli del Signore e quindi fratelli fra di loro. Del resto, il Signore stesso li aveva ammaestrati dicendo "Non fatevi chiamare rabbì, perchè il vostro maestro è uno solo e tutti voi siete fratelli " (Mt 23,8). Tuttavia noi sappiamo che vivere insieme non è sempre facile e idilliaco. Nemmeno tra i primi cristiani tutto andava liscio. La vera fraternità è un miracolo ed è una conquista: il miracolo della grazia e nasce dalla realtà stessa di Dio, cioè dal mistero della trinità. La conquista che nasce dall'impegno comune di superare l'io per un noi. Gesù ha pregato proprio per questo : "Come tu. Padre, sei in me ed io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perchè il mondo creda che tu mi hai mandato".      

 

Tratto da : Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007

Salmo 133 - 2a parte

 

Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!

E' come olio profumato sul capo, che scende sulla barba,

sulla barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste.

E' come rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion.

Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre.

 

Come descrivere  la gioia straordinaria del vivere uniti tra fratelli? La fraternità vissuta è una situazione che non ha profilo nè contorni precisi. E' qualcosa di diffuso, avvolgente, penetrante, come un'atmosfera. Quando facciamo visita in una famiglia o in una fraternità dove si ama intensamente ci si sente subito a propio agio, accolti, si respira un clima positivo che ci affascina, percepiamo qualcosa di deliziosamente indefinibile. E' come quando si sente un buon profumo, intenso, molto gradevole. E' come entrare in un bosco o stare in riva al mare al mattino: è un piacere respirare profondamente. Tutto il corpo è pervaso da una sensazione stupenda che avvolge completamente la persona.

Ciò che si percepisce quando in casa nostra si è tutti in pace o nella nostra fraternità si vive in armonia. Noi siamo il frutto prezioso di quella grazia. Come non essere allora felici: Dio mi ha unto, scelto per se, come figlio, come fratello. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha guardato alla mia piccolezza, nella sua misericordia. Ha fatto in me grandi cose colui che è potente.   

 

Tratto da : Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007

Salmo 133 - 3a parte

 

Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!

E' come olio profumato sul capo, che scende sulla barba,

sulla barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste.

E' come rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion.

Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre.

 

La benedizione del Signore scende là dove si vive insieme da veri fratelli.

E' la nostra esperienza che ce lo fa dire: quando l'armonia e la pace regna nelle nostre famiglie e fraternità si sperimenta come è bella la vita , come è gioioso accogliere un bimbo, come è meraviglioso innamorarsi e dare al proprio amore il suggello della fedeltà indissolubile, come è bello decidere di offrire la propria vita per gli altri con disinteresse totale e dedizione vera. Allora non si recrimina se si serve e non si riceve un grazie, non ci si arrabbia se siamo lasciati soli ad aiutare un anziano dimenticato dai familiari, non si grida la vicino di casa perchè ha interrotto il nostro riposo.

Si sperimenta che le differenze di carattere e di personalità non possono intaccare la forza dell'amore, che idee e punti di vista differenti coc irescono a disgregare la vita di un gruppo perchè sopra tutto c'è la carità che è la benedizione di Dio nella nostra vita.

Si diventa il santuario vivente di Dio, il segno della sua presenza.

"Ha spiegato la potenza del suo braccio".

La benedizione di Dio dona beatitudine, apre il cuore alla consolazione, libera dal male e dalla tristezza che ne deriva.    

E' una benedizione che attira benedizioni, è vita piena che si prolunga, è roma che si diffonde, è rugiada che rinfresca, è gioia senza fine e quotidiana consolazione.

 

Tratto da : Crescere per comunicare, corso di formazione 2005-2007

Convertiti e credi al Vangelo

 

Quanto ci costa rinunciare a qualcosa o a qualcuno! Le sicurezze create, solide come castelli impenetrabili, sono spesso motivo di chiusura nei confronti di altro o di altri.. e non ci accorgiamo che la chiusura è la morte.

Il digiuno (che non può essere solo del cibo) ci insegna la libertà sulle cose e sugli afetti, ci insegna a fare parte delle nostre cose con il più povero... non solo il superfluo, ma ciò che riusciamo a togliere dalla nostra bocca. Quanto sono belle quelle espressioni che spesso sentiamo da un papaà o da una mamma..."mi sono tolto il pane di bocca per crescere i figli.." Si può forse fare questo nella tristezza o ci si può rammaricare per questo? Certamente no. E poi il Vangelo ce lo dice: quando digiuni, non assumere un atteggiamento malinconico ma, addirittura, profumati, lavati, non dare a vedere agli altri i segni del sacrificio. Solo così potrai assaporare òa gioia di chi, per scelta libera e personale, si accontenta dell'essenziale per vivere e del dare senza ricevere.

Educare i nostri giovani a questo, è una sfida talmente ardua da considerare quasi impossibile da tentare.

Il digiuno vince le paure, poichè ci fa percepire le nostre possibilità di lotta  e di vittoria, di dominio sulle cose e sulle situazioni, il possesso della vera libertà interiore, fondamento di ciò che serve a presentarci al mondo come portatori di speranza.

Digiuno e carità, fondano quindi un binomio inscindibile. La vera carità, non si può che fondare sulla rinunzia personale e comunitaria.

Infine, ma certamente non ultima, la preghiera. Il primato di Dio.

Dio è spesso come un soprammobile che qualche volta spostiamo a nostro piacimento, secondo l'utilità, le esigenze del momento, gli umori, le esaltazioni o le depressioni. Talvolta preferiamo nasconderlo poichè troppo ingombrante o esigente.

E' il momento di rimettere Dio al centro della nostra vita: il primato di Dio e della Fede in Lui, al di là e al di sopra di cose e persone, a prescindere da situazioni e convenienze. La nostalgia di quella forza critica che il nostro cristianesimo ha perduto e che farebbe molto bene a rischiarare l'opacità e la confusione del tempo presente.

Una Risurrezione a tutto campo, quella che vogliamo sognare come fraternità, ma che non rimanga solo un sogno!

 

Tratto da : FVS di marzo 2011. articolo di Fra Fabrizio Ciampicalli

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